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Genitori che guidano o che comandano? Quando il bullismo nasce dall’educazione.


Ogni giorno a scuola rubavano le mie cose. Mi ritrovavo il diario strappato, i quaderni gettati nell’immondizia insieme all’astuccio. Nascondevano lo zaino in posti nascosti o nella spazzatura, me lo pestavano e maltrattavano. Quando uscivamo mi spingevano, strattonavano e mi aspettavano all’uscita per intimorirmi. Mi sbarravano la strada in gruppo e mi spingevano, strattonavano e umiliavano davanti a tutti. Era orribile. Non riuscivo a reagire perché era tutta la classe contro di me e nessuno prendeva le mie difese”.


Tutte la temevano ma allo stesso tempo volevano esserle amiche. Lei forte del suo potere e della sua influenza in classe, creò un suo gruppo da cui ero esclusa perché ero io il loro bersaglio. Mi facevano male con l’indifferenza: mi ignoravano, nessuno mi parlava, salutava o sedeva vicino a me. Appena entravo in classe sentivo che mi guardavano dall’alto in basso. Bisbigli, risatine, sguardi schifati, cattivi, divertiti mi ferivano quanto uno schiaffo o un pugno. Mi sentivo uno schifo, una nullità. La bulla allontanò tutti gli altri da me, anche la mia migliore amica. Tutti accettavano questa situazione e anzi, diventarono complici, perché non solo non facevano nulla per difendermi ma mi prendevano anche in giro per sentirsi parte di quel gruppo e dalla parte dei più “forti”.


(Esperienze tratte da Nobullismo.org)


Bullismo e Cyberbullismo: cosa sono?

Bullismo e Cyberbullismo sono termini che sentiamo sempre più spesso in televisione, alla radio, sui giornali. Si tratta di un fenomeno in crescita, sia nelle scuole primarie che secondarie, e che può assumere varie forme: si va dal bullismo fisico (spintoni, aggressioni fisiche, minacce, rubare o danneggiare oggetti della vittima), a quello verbale (derisioni, battute, offese “Ti odiano tutti”, “ucciditi”), a quello psicologico (isolamento sociale della vittima, pettegolezzi), fino al cyberbullismo, una forma virtuale di bullismo che usa come tramite i social network.


Cosa accomuna le varie forme di bullismo?

Molti studiosi dell’argomento hanno convenuto sul fatto che l’essenza del problema stia nell’esercizio sistematico del potere. Il bullismo va quindi distinto da una reazione violenta o da una provocazione o dai comportamenti volti a ottenere dei vantaggi materiali attraverso un attacco diretto a un compagno. La motivazione principale è di tipo relazionale, ossia affermare il proprio potere nel proprio gruppo di riferimento, attraverso il controllo e l’intimidazione.


Perché un bullo sente il bisogno di esercitare il proprio potere?

Il bullismo generalmente nasce da rabbia e frustrazione, trascuratezze, incomprensioni e lontananze, vissute in ambito famigliare. Il bullo presenta dei vuoti rispetto ad alcuni bisogni fondamentali come rispetto, stima, sicurezza, comprensione, amore, che cerca a tutti i costi di ottenere in modi inadeguati.

I bambini che fanno i bulli assumono un atteggiamento di difesa estrema, come se tutte le energie fossero concentrate nel mantenere vivo un sistema di difese per non far entrare il dolore e la cattiveria, e soprattutto per non sentire il proprio senso di vulnerabilità e fragilità.

Così facendo hanno difficoltà a provare empatia per questa stessa emozione provata dagli altri, emozione che caratterizza in particolar modo i bambini più fragili e sensibili che poi si ritrovano nel ruolo di vittima.

Bullo e vittima si somigliano più di quanto si pensi in questo senso. Entrambi sono fragili e emotivamente poco competenti: hanno difficoltà a esprimere i propri sentimenti. Le emozioni represse e tenute dentro si gonfiano e acquistano potere. Nel caso del bullo queste emozioni, per uscire, prendono la forma di un atto aggressivo verso l’altro.


Quale educazione favorisce il bullismo?


Gli ambienti educativi fertili per il bullismo possono avere anche caratteristiche diverse e per certi versi opposte:


  • Educazione caratterizzata da un’autorità eccessiva e distorta, che agisce sia a livello fisico che emozionale per sottomettere e fare paura: usare punizioni corporali, isolare, costringere con la forza, minacciare, insultare, urlare, umiliare davanti ad altri, fare commenti sarcastici o negativi sulle capacità, le qualità e gli interessi dei figli. Un clima familiare così rigido, controllante, intriso di rabbia e punizioni, esprime al bambino un messaggio molto chiaro: chi ha il potere vince. Relazioni in cui prevale l’esercizio di potere rispetto all’amore e allo scambio affettivo diventano relazioni in cui il contatto empatico è assente o comunque scarso, in cui “io ho potere su di te” e “tu hai potere su di me”, senza che ci sia uno scambio reciproco di tenerezza, un clima tranquillo in cui lasciarsi andare e poter stare a proprio agio.

  • Educazione caratterizzata da un’autorità scarsa o assente, in cui la guida è blanda e ci sono pochi punti di riferimento, il contenimento genitoriale è inefficace, la comunicazione poco chiara, le regole sono scarse o assenti, a volte contraddittorie e arbitrarie, c'è poco contatto affettivo, prevalgono trascuratezza e distanza emozionale. In questi casi accade spesso che in assenza di riferimenti il bambino non si renda conto delle sue responsabilità e della gravità delle sue azioni, poiché manca un vero feedback genitoriale.


Nonostante si tratti di due sistemi educativi diversi, in entrambi manca un ruolo genitoriale di guida positiva ed empatica.

Una guida, a differenza di un capo, sa accompagnare il bambino nelle varie tappe della vita, fornisce strumenti di comprensione a ciò che gli succede, accoglie le emozioni senza giudicarle, rispecchia le sue qualità positive, fa scoprire il mondo nelle piccole e grandi cose quotidiane, insegna con pazienza e incoraggia a fare da soli sempre un po’ di più, verso l’autonomia.


Come prevenire il bullismo?

L’allenamento all’empatia e a ciò che viene definita intelligenza emotiva gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione del bullismo, e il genitore-guida è il principale modello che il bambino osserva per imparare abilità empatiche: stare sulle proprie emozioni, scoprire modi efficaci per risolvere pacificamente i conflitti, esprimere la rabbia in modo non distruttivo, mettersi nei panni degli altri e decifrarne le emozioni.

Spesso nell’educazione prevalgono razionalità, produttività, voti, informazioni di ogni tipo, ma manca uno spazio sufficiente per ascoltare le proprie emozioni e quelle degli altri, per annoiarsi, per accettare qualche delusione, per il silenzio, per la riflessione, per stare insieme e sentirsi in contatto senza fare nulla di particolare.


Cosa possiamo fare noi adulti?

Nel momento in cui un adulto di riferimento, un genitore, un insegnante, nota questi comportamenti in atto, occorre intervenire tempestivamente. E' consigliato rivolgersi a degli esperti delle discipline psicologiche dell’età evolutiva preparati nella materia, al fine di porre in essere gli interventi più opportuni: si nominano a titolo di esempio laboratori ri-educativi a scuola per i bambini/ragazzi, incontri con insegnanti e genitori per applicare le strategie comportamentali più efficaci, sedute individuali con il bambino coinvolto (come vittima o come bullo) per elaborare le sue emozioni e per rimettere in equilibrio le sue modalità di azione.



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