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Mio figlio ha l'ADHD? Ecco quali segnali osservare



Davide fa fatica a portare a termine le consegne dell’insegnante, si distrae facilmente, perde tempo a giocherellare con gli oggetti, spesso non rispetta le regole e reagisce impulsivamente con rabbia e comportamenti oppositivi. Tende ad essere sempre in movimento, disturba la classe e viene frequentemente mandato fuori dall’aula per “calmarsi”. Tuttavia è un bambino intelligente e se un adulto si mette a fianco a lui esegue le consegne ottenendo anche buoni risultati.

Questa descrizione di Davide potrebbe farci pensare a un alunno demotivato verso la scuola. Tuttavia questi segnali non sono sempre indice di una semplice demotivazione o vivacità caratteriale, ma di una sindrome chiamata Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI, o ADHD nell’acronimo inglese – Attention Deficit Hyperactivity Disorder -). Studi recenti dimostrano che si tratta di un disturbo molto diffuso che colpisce circa il 4% dei bambini in età scolare e prescolare, in particolare i maschi.

L’ADHD si differenzia da altre condizioni di demotivazione, stress, o disattenzione causata da eventi specifici. Le ricerche hanno evidenziato infatti che l’ADHD ha delle basi prevalentemente neurobiologiche, a causa dell’alterazione di alcuni circuiti cerebrali responsabili dell’inibizione degli impulsi e dell’autocontrollo.

Questa differenza del sistema neurologico porta ad alcune difficoltà specifiche:

  • Disattenzione o inattenzione: incapacità di gestire l’attenzione, soprattutto nel tentativo di mantenerla per un tempo prolungato, a causa di una difficoltà a filtrare i numerosi stimoli sensoriali che provengono dall’ambiente circostante e di direzionare consapevolmente i pensieri verso ciò che si sta facendo.

  • Impulsività: incapacità di aspettare o di inibire risposte e comportamenti inadeguati alle circostanze; si manifesta come impazienza e difficoltà ad aspettare il proprio turno nelle situazioni di gruppo. Spesso questi bambini agiscono senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni, proprio perché l’impulsività non permette una buona capacità di analisi dei rischi e dei pericoli.

  • Iperattività: un eccessivo e inadeguato livello di attività motoria e continua irrequietezza; spesso questi bambini hanno bisogno di muovere continuamente le mani o i piedi, non riescono a stare fermi o seduti tranquillamente, parlano eccessivamente o fanno versi con la voce.

Tali difficoltà possono variare da un bambino all’altro: in alcuni prevale l’aspetto della disattenzione, in altri l’iperattività motoria.

In alcuni casi si associa anche una difficoltà ad autoregolare le proprie emozioni in base al contesto e agli stimoli, causando picchi di emozioni molto intense come euforia difficile da contenere, rabbia esplosiva, tristezza molto profonda e apparentemente senza motivo.

Queste difficoltà possono portare secondariamente a difficoltà relazionali, specialmente nelle situazioni di gruppo con più bambini, in cui aumentano gli stimoli e di conseguenza anche il livello emozionale e la difficoltà ad autocontrollarsi. I bambini con ADHD spesso conoscono razionalmente le regole sociali più adatte e “come ci si dovrebbe comportare”, ma fanno fatica a metterle in pratica.


Il fatto che si tratti di una difficoltà a base neurologica non significa che i bambini iperattivi presentino un deficit intellettivo, anzi, molto spesso la loro intelligenza è superiore alla media. Tuttavia i processi intellettivi ed emotivi presentano una difficoltà nell’autocontrollo: in termini pratici il cervello risulta bombardato da impulsi e informazioni, che non vengono filtrate adeguatamente, portando a un’elaborazione caotica, difficoltà a mantenere il focus dell’attenzione, impulsività e irrequietezza. Questa ipersensibilità agli stimoli li fa sentire delle piccole “trottole” sempre in movimento, che tentano di svolgere tante attività insieme per poi portarne a termine pochissime.


Quando questi bambini si trovano in un rapporto uno a uno con un adulto che li guida su cosa fare, le prestazioni cognitive e comportamentali migliorano nettamente, in quando il “controllo” viene fornito esternamente. Avere una guida che fornisce verbalmente le istruzioni da compiere li aiuta a colmare ciò in cui loro faticano maggiormente: avere un dialogo interno che li guida “da dentro” su ciò che devono fare, ciò che viene definito capacità di autoregolazione. L’autoregolazione si basa infatti sulla capacità di darsi mentalmente delle autoistruzioni, regolare l’attivazione fisiologica attraverso pensieri e comportamenti, in qualche modo essere “il capitano” della nostra nave. I bambini con ADHD sembra che siano un po’ come delle navi senza capitano, in balia delle onde del mare.


Cosa fare se osserviamo questi comportamenti nel nostro bambino? L’ADHD è una sindrome che viene diagnosticata solitamente entro i sette anni di età. Se osserviamo i comportamenti descritti in almeno due contesti di vita (solitamente a casa e a scuola) può essere utile una consulenza di uno psicologo dell’età evolutiva, che attraverso una valutazione specifica può fare una diagnosi e proporre un percorso per aiutare il bambino e tutta la famiglia a migliorare il proprio benessere con le giuste strategie educative. È bene sottolineare che non tutti i bambini che hanno difficoltà di attenzione e irrequietezza rientrano nella diagnosi di ADHD: esistono infatti situazioni più sfumate e difficoltà più lievi che possono essere supportate con un percorso di riequilibrio funzionale, che attraverso il gioco aiuta il bambino a sviluppare una maggiore capacità di attenzione e autocontrollo e guida i genitori a utilizzare delle strategie educative mirate per favorire il cambiamento nella direzione di un maggior benessere.


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