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Il trauma cranico nello sport

Lo sport è spesso causa di commozione cerebrale, ovvero un’alterazione transitoria delle abilità cognitive a seguito di un trauma cranico. Gli sport in cui si riscontra una maggiore incidenza di commozioni cerebrali sono quelli in cui le collisioni ad alta velocità sono molto frequenti: calcio, rugby, hockey su ghiaccio, etc.

A seguito di tali traumi non si riscontrano alterazioni strutturali come, invece, nel caso di lesioni cerebrali più gravi. Seppur si tratti di un trauma generalmente lieve, però, la commozione cerebrale presenta dei sintomi precisi da non trascurare e che possono spesso riportare conseguenze anche sul lungo termine. In particolare, la commozione cerebrale si manifesta con:

  • Stordimento

  • Amnesia

  • Problemi di equilibrio

  • Crisi epilettica (convulsioni)

  • Disorientamento (l’atleta non si ricorda dove si trova, non riconosce se stesso e/o le persone attorno a lui)

  • Sguardo vuoto, assente

  • Cambi repentini di comportamento (eccessiva irritabilità, emotività)

  • Mal di testa

  • Problemi visivi

  • Nausea o vomito

  • Affaticamento

  • Sonnolenza

  • Pressione alla testa

  • Sensibilità alla luce o al rumore

Tali sintomi si manifestano solitamente entro 24-48 ore e solo nel 10% dei casi si verifica anche la perdita di coscienza, dunque, questa non rappresenta un criterio diagnostico.

La commozione cerebrale si può verificare in qualsiasi fascia di età, ma gli atleti più giovani sono quelli più suscettibili a questo tipo di infortunio, riportando conseguenze più significative rispetto ai giocatori adulti:

  • Tempi di recupero più lunghi

  • Danni alla memoria e deficit cognitivi più persistenti

  • Maggiormente sensibili a complicazioni neurologiche anche gravi causate da un secondo impatto

Esistono delle linee guida per il Ritorno Graduale al Gioco (GRTP), che prevedono una fase di riposo assoluto, per consentire il pieno recupero delle risorse fisiche e psichiche a seguito del trauma; è prevista poi una seconda fase di attività fisica limitata, riprendendo gli allenamenti in modo molto graduale; infine, il progressivo ritorno al gioco.

Tuttavia, non esistono delle linee guida altrettanto specifiche per il recupero psichico e cognitivo, ma si raccomanda comunque di affidarsi a un’équipe specializzata in traumi cranici (neurologo, neuropsicologo, psicologo) per affrontare e riabilitare al meglio tali aspetti.

Non sono da tralasciare, infatti, tutti gli effetti cognitivi e psicologici che una commozione cerebrale comporta:

  • Disturbi di memoria

  • Disturbi del linguaggio

  • Alterazione nei processi di pianificazione e rielaborazione

  • Appiattimento dell’umore

  • Depressione

  • Ansia

Attualmente questi sintomi spesso non vengono valutati e trattati da personale specializzato. Si tende, infatti, a porre particolare attenzione sulla piena riabilitazione fisica e dunque al gioco, tralasciando gli effetti che un’alterazione della memoria o del linguaggio possono comportare sulla sfera scolastica e professionale dell’atleta, dunque sulla sua qualità di vita. Di altrettanta importanza sono gli effetti psicologici che una commozione cerebrale può comportare: un marcato aumento dei livelli d’ansia e alterazioni dell’umore, se non trattati, possono avere un forte impatto negativo sulla vita dell’individuo, soprattutto se di giovane età.

Pertanto, a seguito di un trauma cranico in ambito sportivo, così come in tutti gli altri ambiti, è di fondamentale importanza:

  • Affidarsi a un’équipe medica (neurologo, fisiatra, fisioterapista, etc.) per una corretta valutazione e riabilitazione del danno fisico.

  • Affidarsi a un neuropsicologo che possa valutare gli eventuali danni riportati a seguito dell’impatto, riabilitare i deficit cognitivi e affrontare eventuali disturbi d’ansia e/o dell’umore.

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