Che cos’è la fame?
La fame è un impulso fisiologico di bisogno di cibo che avvertiamo quando il nostro corpo ha bisogno di produrre energia per svolgere le sue funzioni.
I sintomi della fame li possiamo avvertire attraverso dei segnali fisici, come un vuoto o brontolio allo stomaco, un calo delle forze, una diminuzione dell’efficienza.
I cicli della fame e della sazietà si alternano durante la giornata, e servono al nostro organismo per mantenere un corretto bilancio energetico.
Lo stimolo della fame e la percezione della sazietà vengono prodotti da numerosi meccanismi nervosi e ormonali che si attivano, sia a livello del sistema nervoso centrale, sia in organi e tessuti periferici strettamente correlati fra loro.
Nel sistema nervoso centrale, i segnali di fame o sazietà derivano dall’ipotalamo. In questa struttura cerebrale infatti risiedono il “centro della fame” ed il “centro della sazietà”. Da qui dunque provengono quei messaggi che ci fanno percepire di avere fame oppure di essere sufficientemente sazi.
Nei meccanismi periferici dell’organismo, i segnali di fame e sazietà ci provengono principalmente da 2 regolazioni: dal livello di glucosio nel sangue e dai depositi di grasso dell’organismo.
Il livello di glucosio nel sangue, cioè la glicemia, è lo stimolo più importante sulla regolazione dell'appetito. Dei recettori cerebrali monitorano costantemente la concentrazione di glucosio nel sangue. Non appena la glicemia tende a scendere al di sotto dei valori di guardia si innesca lo stimolo della fame. Viceversa, quando il glucosio ematico si alza eccessivamente, il cervello capisce che non è più necessario mangiare.
Anche i depositi di grasso dell'organismo influenzano i centri della sazietà e della fame. Quando le scorte lipidiche iniziano a scarseggiare, il centro della fame stimola l'assunzione di cibo. Non appena i depositi adiposi vengono ricostituiti, il cervello riceve un segnale che inibisce lo stimolo della fame.
Tuttavia gli stimoli e i messaggi che arrivano ai neuroni dei centri di fame e sazietà non sono solo fisiologici, come abbiamo appena descritto, bensì possono essere anche sensoriali, mentali, ed emotivi. Cioè, possiamo avvertire la sensazione di fame anche per altri motivi che non hanno a che fare con il bisogno del corpo di avere calorie ed energia per le sue funzioni, ed hanno invece a che fare con input esterni, che possono essere il cibo stesso, un certo ambiente, la presenza di certe persone, un certo umore del momento, la vista di certi prodotti.
Ecco degli esempi:
-se sentiamo l’odore di un cibo gradito, ci può venire l’acquolina in bocca ed il desiderio di mangiare
se assaporiamo un cibo particolarmente gradito, che ci trasmette una sensazione di piacere e di appagamento, ci farà venire la voglia di cercarlo di nuovo
se abbiamo l’abitudine del pranzo della domenica in famiglia, sarà facile fare il bis dei piatti poiché quello è un modo di intrattenersi conversando a tavola
se siamo in un supermercato e vediamo alcuni prodotti esposti negli scaffali, (che vengono esposti appunto con lo scopo di attirare), a cui magari poco prima di entrare neanche pensavamo, ecco che può comparirci la golosità, la voglia di mangiarli, il bisogno di assaporarli e comprarli
se abbiamo avuto una giornata negativa o stressante al lavoro, al rientro a casa possiamo avvertire il forte bisogno di mangiare ad esempio dei dolci, della cioccolata, o in generale qualcosa che soddisfi il nostro palato.
Questi cibi ricercati per alleviare uno stato d’animo, stare momentaneamente meglio, staccare la testa, trovare conforto o sollievo temporaneo da uno stato d’animo negativo, vengono chiamati appunto “comfort food”. Come dice la parola stessa, è un cibo che andiamo ad utilizzare non per la sua funzione di nutrimento biologico, ma per una funzione errata, che non spetterebbe ad un alimento, cioè la funzione di sollievo, di temporaneo comfort, di piccola gratificazione.
Un cibo usato per una funzione sbagliata, non potrà che produrre risultati sbagliati. Alla fine infatti il momento di piacevole sollievo dato da quel cibo finirà molto presto, e, se la cosa si ripete più volte, finiremo con il ritrovarci dei chili in più, ed anche un po’ di rabbia e insoddisfazione di noi stessi e di come siamo fisicamente.
Questi esempi descrivono quindi alcune situazioni molto comuni in cui mangiamo non per fame biologica, che è il bisogno fisico e reale del corpo per produrre l’energia necessaria alle sue funzioni, bensì per una fame finta, chiamiamola così, una fame indotta, provocata da qualcosa di diverso, che non c’entra con il naturale bisogno di alimentarsi, e che quindi, non essendo un bisogno reale del nostro organismo, ci fa introdurre cibi e calorie inutili, di cui spesso dopo ci sentiamo in colpa, e che vanno ad accumularsi come grasso e peso in eccesso.
Parliamo quindi di tipi di fame diversi da quella naturale biologica, che ci ingannano e ci fanno mangiare molte calorie che non ci servono. Addirittura questi falsi stimoli possono portarci a non sapere più ascoltare quelli veri, a non sapere più cioè quando abbiamo fame veramente e quando no; possono condurre al sovrappeso, e quest’ultimo può esso stesso portare ad alterazioni endocrine che rallentano il metabolismo.
Il primo rimedio da applicare
il primo rimedio da applicare per gestire tutti i tipi di fame che non sono la fame biologica, e che quindi ci possono provocare danni al peso, all'organismo ed al nostro benessere mentale, è l'allenamento alla consapevolezza.
Cosa è la consapevolezza?
La consapevolezza è la capacità del nostro cervello di essere presenti a noi stessi nel momento qui ed ora, concentràti con naturalezza su ciò che stiamo facendo o pensando, su ciò che avviene fuori e dentro di noi. Tale facoltà mentale la possediamo tutti, ma nella maggior parte dei casi la alleniamo poco. Essa è invece fondamentale in quanto ci consente di essere completi e di mantenere un naturale e corretto controllo di noi stessi e di ciò che stiamo facendo. Puoi intuire quanto ciò sia importante quando parliamo di dimagrire, di mangiare, di prendere del cibo.
Senza una consapevolezza allenata non possiamo gestire i nostri impulsi, i nostri comportamenti, ed inoltre non possiamo provare nessuna soddisfazione duratura con il cibo (se non magari soddisfare per qualche minuto la golosità del momento) né la sensazione di stare bene davanti al cibo (o perché ne mangiamo troppo e poi ci sentiamo in colpa, o perché ce ne priviamo e questo ci crea irritabilità e malessere).
Allenare la consapevolezza ci consentirà invece di godere di ogni cibo che mangiamo, di saper riconoscere la fame vera dal semplice impulso a prendere del cibo dettato da altri motivi che nulla c’entrano con la necessità di alimentarsi, e che quindi ci fanno ingerire calorie inutili in più e infine ingrassare.
E' fondamentale quindi riacquisire l’ascolto e il controllo del nostro organismo, attraverso la consapevolezza che ci dà il potere di comandare noi stessi -non di essere comandati dalle circostanze esterne- su cosa e come mangiare, e quindi in definitiva in come stare con il nostro corpo.
Chi ha scritto questo articolo?
Vai al profilo della d.ssa Cristina Paroni, Psicoterapeuta esperta in Psiconutrizione
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