Quali risorse nella demenza?
La Demenza spesso si accompagna a difficoltà cognitive multiple, tra cui quelle comunicative, che rischiano di allontanarci dalle persone malate.
La malattia tuttavia non colpisce tutto il cervello in maniera indifferenziata, bensì lascia intatte alcune aree cerebrali tra cui quelle deputate a mediare sensazioni, percezioni ed emozioni. Su queste basi possiamo costruire nuovi ponti comunicativi ritrovando un punto d'incontro possibile con la persona malata. Le ricerche dimostrano, infatti, come i malati siano capaci di riconoscere le emozioni negli altri attraverso l'espressione del volto, il tono di voce e la postura fino agli stadi moderato-gravi di malattia, nonostante le difficoltà cognitive possano interferire con la capacità di discriminare il tipo di emozione e la sua intensità, così come l'identità della persona in questione.
In quali aspetti del malato di demenza possiamo sfruttare questa scoperta?
La persona malata dunque presenta delle potenzialità che, se adeguatamente supportate, possono aiutare chi la assiste ad intercettare bisogni e disinnescare possibili fonti di disturbo. Chi assiste, sviluppando la capacità di individuare mezzi per facilitare il malato nel quotidiano compito di integrazione ed interpretazione degli stimoli complessi che arrivano dal mondo esterno, può così diventare il più prezioso strumento di cura. Tutto questo si traduce nella possibilità concreta di offrire un'assistenza altamente personalizzata, sia attraverso modalità comunicative alternative alle parole, sia proponendo stimoli adeguati, migliorando quindi la qualità di vita del malato ed anche di chi lo assiste.
Nel comportamento
I disturbi del comportamento sono sempre più letti come la manifestazione evidente di un bisogno o un disagio, che può essere costituito da una sofferenza di natura fisica (dolore, stipsi, febbre, infezione) o psicologica (ansia, angoscia, confusione, noia). Fornire al malato una modalità attraverso la quale esprimere il disagio, che le difficoltà cognitive impediscono di esprimere, e ricevere conforto e rassicurazione, può ridurre notevolmente le manifestazioni comportamentali.
Nel corpo
Il corpo diventa lo strumento con il quale il malato tenta di comunicare e relazionarsi con il mondo esterno, pertanto il contatto fisco può costituire una nuova occasione di incontro con la persona ammalata, restituendole uno strumento idoneo a soddisfare i bisogni di vicinanza, condivisione e comunicazione che accomunano tutti gli esseri umani. Il corpo, tramite di ogni nostra esperienza, fonte di ogni sensazione, emozione, pensiero, può dunque restituire al malato la capacità di trasmettere messaggi, esprimere e rendere manifesti i vissuti emotivi, ma anche di ricevere accoglimento, tenerezza.
Nel contatto fisico
Spesso il contatto fisico viene messo in secondo piano con l'avanzare dell'età, dimenticando che attraverso occhi, voce, pensiero e respiro (certamente non solo attraverso le mani) "tocchiamo" l'altro continuamente.
Se da un lato è innegabile che il contatto fisico implichi una maggiore intimità, dall'altro bisogna ricordare che se proposto con rispetto e gradualità, ovvero coinvolgendo prima le aree più periferiche (mani o spalle), procedendo solo con il consenso della persona e verificando che le risulti gradito, permette di soddisfare il bisogno di affetto e contatto che ci caratterizza fin da bambini. La pelle infatti costituisce un vasto organo di comunicazione, espressione e relazione (si pensi alla stretta di mano, alle reazioni cutanee da stress, al rossore dell'imbarazzo, alla piacevole sensazione di un abbraccio ) che ci permette di evocare sensazioni profonde come la consapevolezza di esserci, il riconoscimento come persona e un senso di sollievo. Il contatto dunque diventa il tramite perfetto per proporre uno stimolo che possiamo calibrare per grado di vicinanza e di intensità, secondo la persona di cui ci prendiamo cura.
Perchè il contatto fa bene?
Il contatto fisico ha dimostrato di produrre differenti sensazioni di benessere tra cui senso di calma, tranquillità, armonia, intimità. Gli effetti sopra elencati sembrano essere dovuti all'aumento dell'ormone ossitocina, definito anche l'ormone dell'amore e delle coccole, ovvero la sostanza responsabile di forti legami sia nella coppia che tra la madre e il proprio bambino. La sua carenza invece provoca un aumento dell'ormone dello stress attivando vissuti negativi di ansia e sconforto.
Il contatto fisico, guidato da esperti, può costituire, nella modalità di tecnica di massaggio dolce, una meravigliosa risorsa, forma di cura e di comunicazione da dedicare specificatamente alle persone portatrici di demenze. Poichè questo strumento richiede unicamente la disponibilità a sperimentarsi e si avvale di semplici sequenze, ognuno di noi può applicarlo.
Se assisti persone affette da demenza e desideri imparare le semplici sequenze di movimenti da utilizzare con persone malate, iscriviti al corso in programma il 9 giugno 2018. Tutte le info ai nostri contatti.
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