Genitori in conflitto di separazione: quali effetti sui figli minori?
La separazione dei genitori non rappresenta sempre un evento dannoso per lo sviluppo dei figli: a volte costituisce un'esperienza per osservare e sperimentare come gli adulti risolvono i conflitti, affrontano il disaccordo, litigano e sanno separarsi.
Tutti questi aspetti, con la loro intensa e specifica tonalità affettiva, vengono introiettati dal minore osservatore ed anche attore, che entra a far parte di un “gioco” familiare più esteso. Egli spesso può essere chiamato a dover assumere ruoli differenti, schierandosi con l'uno o l'altro genitore oppure cercando di mediare il conflitto.
Una comunicazione realistica
La decisione di separarsi va comunicata al proprio figlio motivandola realisticamente e univocamente. Tale comunicazione è utile a contenere le paure e le angosce del bambino, permettendogli di riconoscerle e confrontarle con una percezione condivisa dal genitore.
In alcune circostanze, invece, si osserva una difficoltà da parte dell'adulto ad assumersi questa responsabilità, e la tendenza nel chiedere al figlio di sostenere le proprie ragioni contro quelle del partner, con l’effetto di costringerlo a schierarsi e a non riconoscere il valore affettivo dell’altro.
Frasi che possono riferirsi a questa modalità possono risuonare in questo modo: “…come Batman ti salverò da quella strega…”; “… tuo padre è un incapace…è tutta colpa sua…”; eccetera eccetera.
Gli effetti della separazione
Sperimentare la separazione non sempre è traumatico. I figli di quei genitori che riescono a dare continuità al legame parentale, accordandosi sulle scelte più opportune per loro, mantenendo un coerente riferimento affettivo ed educativo, conservando intatta nella mente dei ragazzi quell’ immagine rassicurante così importante per la loro crescita, possono offrire loro un aiuto per affrontare la sofferenza del cambiamento.
E’ fuor di dubbio tuttavia che la separazione dei genitori rappresenta un'esperienza in ogni caso “ad alto impatto emotivo” per il minore e, per questo motivo, è spesso causa iniziale di sofferenza psicologica.
Gli effetti della separazione sui minori hanno un'origine multifattoriale e le variabili possono essere suddivise in due categorie:
contestuali/familiari: la storia familiare, il cambiamento della struttura familiare, la conflittualità manifesta o latente tra gli ex coniugi, la qualità dei rapporti tra il bambino ed ogni singolo genitore, le condizioni di salute psicofisica dei genitori, pregresse esperienze luttuose, la rete relazionale e familiare, il contesto socio-culturale di appartenenza;
psicologiche/individuali: l'età, il temperamento e la struttura di personalità del bambino, la capacità di recuperare un proprio equilibrio dopo le avversità (detta anche resilienza), il sesso, l'ordine di nascita.
Le ricerche indicano che è la conflittualità tra i genitori, più che la separazione in sé e per sé, a produrre gli effetti negativi sul benessere dei figli.
Con la separazione il legame tra i coniugi non si interrompe, esiste una profonda differenza tra separazione coniugale e responsabilità genitoriale. Per il bambino, specialmente se molto piccolo, è sempre difficile distinguere le relazioni che intercorrono tra lui e i genitori e quelle tra i genitori stessi; quando si modificano queste ultime, potrebbe pensare che si siano modificate anche quelle con lui. Il piccolo non possiede ancora strumenti cognitivi sufficienti per elaborare la "perdita" di uno dei genitori e per comprendere i motivi di questo cambiamento. Spesso attribuisce a sé stesso la colpa della rottura del legame matrimoniale, arrivando a credere di non meritarsi l'amore dei genitori. Inoltre, il bambino può vivere l'allontanamento di uno dei genitori come un abbandono della famiglia verso il genitore che non è più in casa, destino che lo spaventa terribilmente e lo potrebbe portare ad immaginare una prospettiva simile anche per lui.
I diversi ruoli del minore
Molti ricercatori hanno evidenziato che il bambino, all’interno di un percorso di separazione coniugale, può assumere diversi ruoli:
di stabilizzatore/mediatore della conflittualità tra i coniugi,
di caretaker (prendersi cura di) nei confronti del genitore percepito come più fragile. I ruoli genitoriali sono rovesciati: un figlio può accettare coscientemente la responsabilità di badare a un genitore che non si sente bene o che è incapace di assumere la propria funzione in modo adeguato. Prendersi cura di un genitore emotivamente dipendente è un grosso peso per un figlio. Per figli sensibili e coscienziosi, può rivelarsi molto difficile liberarsi da questo fardello e andare avanti con la propria vita normale.
di capro espiatorio, nel tentativo di mantenere unita la coppia genitoriale. Tale ruolo trae origine dalla storia delle relazioni familiari e dal legame di attaccamento con ciascun genitore e dallo sviluppo delle modalità affettive ed educative degli adulti di riferimento.
Il disagio in base alle fasce di età
I disagi psicologici, che possono essere considerati normali reazioni all’evento traumatico della separazione, si diversificano a seconda dell’età:
0-3 anni: i neonati sono i più protetti dalle conseguenze immediate della separazione dei genitori, sempre che venga garantita loro una relazione di attaccamento stabile e sicura almeno da parte di uno dei genitori. Possono reagire con evidenti regressioni comportamentali: disturbi del comportamento, perdita del controllo degli sfinteri precedentemente acquisiti, suzione del pollice e/o dei capelli, condotte auto-consolatorie. La separazione suscita in loro diverse emozioni tra le quali la collera, la frustrazione e l’abbandono;
3-6 anni: i bambini appaiono molto confusi e insicuri per quanto riguarda i cambiamenti nella loro vita familiare, alcuni si aggrappano alla speranza che i genitori possano tornare insieme e si creano delle fantasie per trovare conforto in esse. Altri bambini avvertono rabbia/aggressività connessa al senso di perdita e di rifiuto che possono reprimere o manifestare nei confronti degli altri, mordendo i compagni di scuola, distruggendo oggetti, andando alla ricerca di animaletti da “uccidere”. I bambini possono esprimere la propria ansia e insicurezza anche attraverso comportamenti regressivi sul piano delle autonomie personali e/o mostrare comportamenti eccessivamente dipendenti (pianto facile ed improvviso, stati di irritabilità, alterazione del ciclo sonno – veglia e dell’alimentazione).
6-10 anni: i bambini in questa fase acquistano maggiore coscienza delle cause e delle conseguenze della separazione ed è più facile che si schierino dalla parte di uno dei genitori in conflitto. Possono manifestare diverse reazioni: profondo senso di perdita, rifiuto, vulnerabilità e solitudine, sentimenti di vergogna, risentimento per il comportamento dei genitori, forte rabbia e scatti d’ira, dolore e tristezza intensa, sintomi somatici (mal di testa, dolori allo stomaco, stress), frequenti difficoltà di apprendimento, rifiuto di andare a scuola, silenzio persistente, comportamento trasgressivo, blocco delle reazioni con l’esterno.
11-17 anni: i figli più grandi possono essere caricati di una responsabilità crescente per i fratelli più piccoli e delle pretese di un genitore emotivamente dipendente. Frequentemente i genitori si aspettano che i figli più grandi prendano le loro decisioni riguardo alle visite o alla scelta di vivere con uno dei due genitori. I ragazzi sperimentano una situazione di conflitto fra il desiderio di vedere un genitore assente e quello di portare avanti attività con i coetanei. Alcuni manifestano cadute improvvise delle performance scolastiche, relazioni instabili con i coetanei; altri, invece, rafforzano un modello comportamentale con l’incremento delle attività sociali e didattiche all’interno della scuola. Spesso gli adolescenti provano anche paura di creare legami a lungo termine e di fidarsi delle persone, chiudendosi in loro stessi, fino ad arrivare a manifestare alcune condotte autolesive (suicidi dimostrativi, assunzione di droghe) o devianti.
In caso di separazione in presenza di figli minorenni in famiglia, qualora insorgessero disagi emotivi, può essere di ottimo sollievo e beneficio, sia per i genitori che per i figli, effettuare qualche colloquio con uno psicologo specializzato su questa tematica.
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