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Empatia: cosa significa sintonizzarsi emotivamente con i figli?



Andrea corre tutto contento dalla mamma per mostrarle un barattolo pieno di maggiolini colorati che ha trovato in giardino: “Mamma! Guarda, non sono bellissimi?” . La madre dà una rapida occhiata al barattolo e già si immagina la casa invasa da insetti: “Oddio, porta subito via questi orribili animali! Non si portano gli insetti dentro casa!”, dice arrabbiata. Andrea protesta: “ma se non li hai neanche guardati, hai visto come luccica questo verde?”. La madre, indispettita, prende il figlio per un braccio e lo accompagna in giardino, ricordandogli che gli insetti vivono fuori di casa ed è li che devono stare.

Le emozioni di Andrea vengono chiaramente ignorate: la sua eccitazione e la sua gioia non sono condivise dalla mamma. Catturare quei maggiolini lo aveva fatto sentire “bene” e felice ed era rientrato correndo per condividere con la madre queste sensazioni positive, ma la reazione ottenuta gli fa pensare di essersi comportato “male”. La madre non si è “sintonizzata” sulla stessa emozione di entusiasmo del bambino, ma si è concentrata sulla sua emozione di paura di ritrovarsi la casa invasa dagli insetti. Questa mancata sintonizzazione ha fatto sentire Andrea non capito e svalutato in un’esperienza che invece gli aveva trasmesso una forte emozione positiva. Come potrebbe comportarsi Andrea la prossima volta che vive un’esperienza simile?


Questo esempio, tratto dal libro di D.J. Siegel*, ci fa riflettere su quanto queste esperienze quotidiane, specialmente se ripetute nel tempo, influenzino i vissuti di un bambino e di conseguenza tutto il suo sviluppo emozionale, la capacità di comprendere le sue emozioni, la sua spinta a condividere ciò che ama e il valore che impara ad attribuirsi.

Quindi, in quanto genitori, dobbiamo adattarci a vivere in una casa piena di insetti? Ovviamente no, ma è importante cercare di entrare in risonanza con le esperienze emozionali dei nostri figli prima di cercare di modificare i loro comportamenti. Cosa avrebbe potuto dire la madre per creare sintonia emotiva ma allo stesso tempo guidare Andrea verso un comportamento diverso?

Proviamo a immaginare che la mamma stavolta si ponga allo stesso livello di Andrea, con un atteggiamento aperto e ricettivo, che esprime curiosità ed entusiasmo anche con il tono della voce: “Oh, fammi vedere! Ma che belle bestiole colorate! Grazie per avermele portate. Dove le hai trovate? Forse però i maggiolini sarebbero più contenti di rimanere fuori in giardino, non credi?”.

Sono bastate poche parole diverse, eppure quanto è cambiata l’interazione? Una comunicazione di questo tipo avrebbe rinforzato il rapporto fra Andrea e la mamma; sentendo che le sue idee e le sue emozioni avevano un valore per la madre, il bambino si sarebbe sentito capito e valorizzato.


Cos’è la sintonizzazione emotiva e perché è così importante?


Sintonizzarsi significa letteralmente mettersi sulla stessa lunghezza d’onda di qualcuno, la stessa frequenza. Se immaginiamo le emozioni come dei suoni, dovremmo poter “vibrare” come un’altra persona, sentire ciò che sente lei. Ciò che comunemente viene chiamato empatia è proprio questa capacità di provare su di sé emozioni che in quel momento appartengono ad altri.

Quando le emozioni di due persone sono in sintonia si stabilisce una risonanza emotiva che crea un senso di contatto e di unione. Quando in una relazione ci sono molti momenti di risonanza, la relazione si rafforza e diventa una fonte di sicurezza ed energia, che non si esaurisce con il dissolversi della situazione specifica: questa risonanza rimane sottoforma di ricordi, pensieri, sensazioni, immagini che si riferiscono all’altra persona e alla relazione con lei. Questo duraturo senso di legame è proprio il risultato dei meccanismi di risonanza con cui due persone si collegano fra loro.


Sintonizzarsi emotivamente con i propri figli


Quando i bambini provano emozioni positive, la gioia e l'entusiasmo per qualcosa, i genitori possono condividere questi stati emozionali e contribuire ad amplificarli; quando invece il bambino si trova di fronte a emozioni negative e spiacevoli, come la delusione e la tristezza, i genitori possono offrire la loro presenza come fonte di consolazione e conforto.

Queste situazioni di empatia e unione permettono al bambino di sentirsi visto, capito e “sentito” dal genitore. Quando un bambino prova una sensazione di sintonia con un adulto empatico, si sente bene con se stesso, perché le sue emozioni sono state riconosciute, valorizzate e condivise. Queste esperienze di unione aiutano i bambini a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e aumentano le loro capacità di comprendere se stessi e gli altri, ciò che in psicologia viene definita “intelligenza emotiva” (D. Goleman).


Seguire i ritmi di unione e allontanamento


Quindi è sempre positivo avere esperienze di sintonizzazione emotiva e prestare una costante attenzione alle emozioni dei nostri figli? In realtà anche questi momenti di vicinanza hanno bisogno di un equilibrio: infatti un continuo atteggiamento di questo tipo potrebbe essere percepito dal bambino come intrusivo, e creare una relazione troppo simbiotica e confusiva.

In una relazione sana ed equilibrata si alternano esigenze di unione e di separazione; è importante che i genitori imparino a riconoscere i momenti in cui i bambini hanno bisogno di sentirsi in relazione con gli altri e i momenti in cui invece hanno bisogno di essere lasciati da soli. Essere in sintonia con il proprio bambino vuol dire anche essere capaci di rispettare questi suoi ritmi, seguendo l’alternarsi di momenti di coinvolgimento e di solitudine.

Anche se come esseri umani siamo creature altamente sociali, non siamo fatti per stare continuamente in relazione con gli altri; per poter stabilire relazioni interpersonali fondate su empatia e sintonia dobbiamo anche saper rispettare i ritmi con cui si alternano esigenze di unione e di allontanamento.




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Leggi anche:


*D.J. Siegel – Errori da non ripetere (2005), Raffaello Cortina Editore



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