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La tortura del pranzo di Natale: quali ingredienti possiamo cambiare per rompere il solito copione f


Luci in centro città, panettoni e dolcetti nei supermercati, profumo di croccante nelle bancarelle, jingle pubblicitari, freddo e cappotti, idee regalo.

Momento dell’anno più freddo e più “caldo insieme”..freddo per la temperatura atmosferica, “caldo” per i riti commerciali, sociali, situazionali o religiosi, che si creano attorno a questa ricorrenza: dagli acquisti per i regali natalizi, alle cene aziendali o con gli amici per farsi gli auguri, alle feste di capodanno, ai ritrovi in famiglia.

Ed in tutto ciò…ecco il per tanti atteso e per tanti insopportabile fantomatico pranzo (o cena a seconda delle tradizioni) di Natale. In cui a seconda delle età e delle usanze familiari se ne approfitta per ritrovarsi uniti una volta all’anno, o per grandi abbuffate gastronomiche, o per scartare regali di giochi sognati, o si teme con terrore l’inquisizione dei parenti serpenti o di quella zia che ti chiede perché sei ancora single alla tua età o perché mai ti sei licenziato da quel lavoro con i tempi che corrono…o dalla suocera che insinua che un po’ sei ingrassata proprio tu che ci tieni alla linea…o da quei nipoti così rumorosi che finiranno per farti venire il mal di testa a fine giornata.

Insomma per molte persone il momento del pranzo di Natale è sinonimo di focolare domestico, buon cibo, tradizione, unione, festa, allegria.

Per molte altre invece, è sinonimo di tortura, e di speranza che passi il prima possibile. Rapporti familiari non sereni, parenti invadenti, separazioni, cari che sono venuti a mancare, disaccordi con le figure genitoriali, scontri tra indipendenze ed autonomie, tra tradizioni e modernità, tra bisogni genuini e doveri imposti, sono spesso fattori che fanno del giorno di Natale un incubo invece che un momento di pace e armonia.

Girano anche nel web ironici e divertenti articoli di buon senso pratico su come gestire il pranzo di Natale al meglio per uscirne vivi, dribblando tra commenti, critiche, situazioni e parenti più o meno ingestibili.

Ma al di là del bon ton, sempre auspicato e funzionale da mettere in campo in ogni caso, possiamo provare a guardare al pranzo di Natale da un altro punto di vista? Meno sarcastico, meno leggero, ma forse più originale, e magari addirittura per qualcuno un pochino utile.

Ci lamentiamo spesso che è difficile avere veri amici. Che la vita contemporanea è piena di stress e di problemi per tutti, mentre una volta era tutto più semplice. Che non si riesce mai a fermarsi un attimo. Che mangiamo sempre di corsa e a volte anche senza gusto. Che ormai è tutto scontato in queste occasioni soprattutto.

Ma..

E se iniziassimo ad usare il giorno di Natale, il pranzo di Natale, in maniera nuova, rompendo una routine?

E se provassimo a immettere degli elementi nuovi, delle cose diverse, che diano un sapore diverso da quello che nausea, chi odia questo giorno, già dal 23 dicembre al pensiero di dover affrontare il pranzo natalizio in famiglia?

Già. E cosa di nuovo, di diverso?

Noi stessi. I nostri atteggiamenti. I nostri pensieri su quella giornata. Le nostre azioni in quella giornata.

Strano? Assurdo? Forse un po’, ma mai dirlo prima di provare.

Pensiamo sempre che la spiacevolezza e la pesantezza di una situazione dipenda dagli altri partecipanti, escluso noi, che saremmo invece divertenti e allegri se fossimo con altre persone e seduti ad un’altra tavola o non affatto seduti. Può essere. Ma noi lì, in quella situazione esatta in cui siamo “costretti” a partecipare, cosa facciamo per rendere l’atmosfera più serena, il dialogo più divertente, il cibo più buono, le ore più piacevoli?

Abbiamo mai pensato di portare un piatto speciale cucinato da noi? O di fare un regalo sorprendente proprio a quello zio che ci è indigesto? O di lasciare cadere ogni critica che esce dalla bocca di qualche parente quel giorno, con un sorriso e un : ”un goccio di questo pregiato vino rosso lo gradisci?”, pensando che in fondo ha la sua età e le sue idee ma che non è poi così fondamentale per noi…

E ci siamo mai soffermati a pensare alla vita di quella suocera che magari sputa sempre sentenze sulla nostra vita, cercando di capire quanto amara è stata la sua?

E ci siamo mai voltati a guardare quel nipotino che schiamazza e che ci dà sui nervi, per imparare quanta gioia di vivere ha nei suoi occhi? Dedicarsi un po’ al gioco con un bimbo piccolo sarebbe istruttivo per qualunque adulto…

E ci siamo mai posati nello sguardo della nostra mamma, che si lamenta perché la andiamo poco a trovare e continua a chiedere le stesse cose e si offende se non mangiamo le 20 portate che ha preparato con amore; ci siamo mai posati a vedere quanta amorevolezza e tenerezza ha per noi dietro le sue critiche e le sue insistenze?

Ogni momento, ogni situazione, può essere vissuta da mille punti di vista.

Il bello (e il brutto) è che lo decidiamo noi, per primi, da quale punto di vista lo vogliamo vivere. Il problema è che di ciò ne siamo spesso inconsapevoli e non diamo il nostro contributo per modificare ciò che non ci piace, partendo dall’idea che tanto non cambierà nulla. Vero, probabile che non cambi nulla, perché è molto difficile cambiare glia altri, ma può cambiare in meglio l’aspetto principale: il nostro benessere interiore.

Perdonare chi offende. Guardare con affetto chi non è capace di dirci altro che critiche. Scherzare con chi polemizza. Fare domande su come se la passano i commensali nella vita, nel lavoro, con i figli, nei viaggi, negli hobby. Gustarsi dell’ottimo cibo, bere del buon vino, rilassarsi con le gambe sotto il tavolo; tornare anche un po’ bambini nello scartare i doni anche se mai azzeccati, sentirsi ancora coccolati con la mamma che cucina per noi, anche se andremo a casa con 3000 calorie in più in corpo, fare un pensiero leggero su chi non conosce la sensibilità e l’educazione e andare oltre…

Tutto ciò per un giorno è possibile? Forse sì, forse no. Perché non sperimentiamo noi per primi?

In fondo, un genio disse: “datemi una leva e solleverò il mondo”.

Di sicuro non puntiamo a tanto, ma magari con un pensiero positivo solleviamo un po’ di armonia dentro e fuori di noi.


Un caloroso sereno Natale a tutti dallo Staff di CareLab!



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