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La creatività come stile di vita


Herni Cartier-Bresson, il più grande genio della fotografia del ‘900, riusciva a scorgere geometrie e composizioni originali in ciò che osservava, e restituiva questa sua visione in immagini meravigliose e uniche. Quando scattava una foto, diceva di sentirsi come parte di un tutto, anche se non sapeva nulla di ciò di cui questo tutto è fatto: “È un’ipervigilanza di tutti i sensi, una specie di sesto senso o di terzo occhio”.

Quando sentiamo parlare di personaggi così geniali e creativi possiamo pensare alla creatività come una dote innata ed esclusiva di alcuni. In realtà si tratta di una capacità del cervello che tutti potenzialmente abbiamo, ma che va coltivata.


Cos'è la creatività?


La creatività, ossia la capacità di vedere le cose da altre angolazioni e di scoprire aspetti mai notati prima necessita essenzialmente di due prerequisiti essenziali: molti elementi a disposizione, e assenza di schemi rigidi con cui combinarli insieme. Si tratta di una capacità, che come vedremo in seguito, può aiutarci nella quotidianità per vedere il lato nuovo delle cose e delle situazioni, scorgere nuove prospettive, nuovi lati di noi e quindi nuove risorse.


La mente umana utilizza processi di pensiero che funzionano secondo meccanismi anche molto diversi fra loro, ma che sono complementari. Edward De Bono, considerato una delle massime autorità sul pensiero creativo, ha osservato che quando si affronta un problema con il metodo razionale del pensiero, si ottengono si dei risultati corretti, ma con dei limiti. Quando si richiede, invece, una soluzione veramente diversa e innovativa, occorre stravolgere il ragionamento, mescolare dati e ipotesi, negare alcune certezze e addirittura affidarsi ad associazioni di idee del tutto casuali e apparentemente bizzarre. Tutto ciò significa abbandonare certezze e deduzioni logiche, per entrare nella “lateralità” del pensiero creativo.


Utilizzare processi creativi e “irrazionali” significa quindi potersi abbandonare per un attimo alla propria fantasia, con apertura verso ciò che ne può emergere e in assenza di giudizio. A quante cose “sciocche” riusciamo a pensare se lasciamo per un attimo la nostra mente vagare folle e senza meta? I bambini in questo sanno essere dei gran maestri, e alle loro “sciocchezze” andrebbe dato molto credito per non spegnere questa utilissima abilità nel corso della crescita. La preoccupazione tutta adulta di riportare un bambino sul piano di realtà nasce da un timore altrettanto irrazionale, perché un bambino ha sempre ben chiaro il limite tra realtà e fantasia.

Gianni Rodari, scrittore di favole che ha fatto delle associazioni folli il suo lavoro, ha elaborato numerose tecniche per favorire i processi creativi partendo da semplici parole, oggetti, o addirittura da errori ortografici: se un bambino scrive nel suo quaderno “l’ago di Garda” possiamo scegliere se correggere l’errore con un segnaccio rosso, oppure seguire il suggerimento e scrivere la storia di questo ago importantissimo d’Italia, vedere dove si può collocare sulla cartina geografica e magari chiedersi: “ma in questo caso la luna si specchierebbe sulla punta o sulla cruna? E in caso, si pungerebbe il naso?”. Si tratta veramente solo di un gioco di parole per bambini?


A cosa serve abbandonarsi alla fantasia?


A cosa serve esattamente lasciare che la mente giochi con immagini, parole e idee senza un apparente filo logico? E perché è così utile anche in età adulta?

Avere dei momenti in cui poter lasciare la mente in balia della fantasia permette innanzitutto il rallentamento del flusso dei pensieri, l’allentamento del corpo e la creazione di uno spazio mentale in cui può emergere qualcosa di nuovo, che esce dai soliti automatismi, e che è profondamente legato ai nostri bisogni di quel momento. La fantasia, nel suo apparente caos, paradossalmente mette ordine e crea collegamenti che per noi hanno un significato profondo. La fantasia ci permette di attingere in profondità, e di recuperare risorse che non pensavamo di avere.

Ecco perché attività come la meditazione, lo yoga o altre attività che permettono di svuotare la mente e rilassarsi favoriscono uno stato di coscienza fluido, che permette alle idee di nascere con più facilità.

Ma il processo creativo, nella sua interezza, è qualcosa che va oltre la semplice fantasia, e che permette di utilizzare le nostre intuizioni su un piano concreto di realtà. Dopo una prima fase di libero flusso delle idee, il pensiero può “filtrare”, “organizzare” e “rielaborare” queste idee per identificare quali possano essere integrate in una soluzione reale. Entrambi questi processi sono complementari e costituiscono il processo creativo.


Che portata può avere una tale abilità nella vita di tutti i giorni?


Il pensiero creativo ci permette innanzitutto di migliorare la comprensione delle situazioni problematiche, ipotizzare e trovare soluzioni alternative, originali e innovative.

Ma la creatività è anche alla base di qualsiasi processo di cambiamento e ci permette di vedere nuove possibilità nella vita attuale, immaginare nuovi orizzonti per il nostro futuro, aprirci al nuovo e mai sperimentato prima, esplorare i nostri confini conosciuti e oltrepassarli per scoprire cosa c’è oltre. Il processo creativo ci permette quindi di vedere nuovi lati di noi che hanno bisogno di esprimersi per farci sentire più soddisfatti e vivere più pienamente la nostra vita.

La creatività, in questo senso, può essere considerata un vero e proprio stile di vita, che permette l’ascolto e la conoscenza di se stessi, dei propri bisogni, con la conseguente realizzazione delle proprie potenzialità di crescita e di espressione.








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