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Con la testa tra le nuvole: i bambini con difficoltà di attenzione. Che fare?

“C'era una volta un bambino che faceva tanta fatica a stare attento. Iniziava un lavoro e dopo un po' si perdeva o si stancava, seminava errori, era sempre distratto, sembrava non ascoltare quando qualcuno gli parlava, perdeva spesso le sue cose e non riusciva ad organizzarsi... insomma aveva proprio la testa tra le nuvole!”


Sempre più spesso accade che i bambini facciano molta fatica a stare attenti e concentrati.

Durante la scuola dell'infanzia si possono osservare alcuni segnali: fatica a svolgere compiti prolungati nel tempo, distrarsi con eccessiva facilità, portare a termine le attività con poca cura o non completarle, stancarsi velocemente di un gioco e continuare a cambiare.


Con l'ingresso nella scuola primaria queste difficoltà possono diventare un vero e proprio problema, in particolare quando il bambino non riesce a stare al passo con le richieste, ad ascoltare le spiegazioni, a copiare accuratamente dalla lavagna, a rispettare le regole e i turni o anche solo a stare seduto in classe. Queste difficoltà possono rendere molto difficile svolgere i compiti o preparare il materiale scolastico e tendono a sfociare in litigi e rimproveri che con l'andar del tempo minano l'autostima e la motivazione.


L'attenzione

L'attenzione è un concetto complesso utilizzato per descrivere un'ampia varietà di fenomeni, sia cognitivi che comportamentali. Spesso infatti queste difficoltà vanno a braccetto con una più generale difficoltà ad autoregolare pensieri, emozioni e comportamenti. In questi casi i bambini possono da un lato perdere il controllo, esternare attraverso comportamenti oppositivi o aggressivi la difficoltà che faticano a riconoscere e gestire, oppure dall'altro chiudersi in sé stessi e cercare di nasconderle. Queste difficoltà possono essere alla base di molti disturbi dell’età evolutiva come i disturbi del comportamento, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività e i disturbi dell'apprendimento. Per questo motivo è importante appurare se si tratta di una difficoltà o di un vero e proprio disturbo, evitando di rimproverare il bambino ma aiutandolo a trovare le strategie per gestire le emozioni e modulare l'attenzione e il comportamento.


Cosa si può fare?

Inserire il bambino in un percorso terapeutico porta molto spesso alla risoluzione dei problemi e assicura al bambino stesso una crescita serena e positiva.

Durante un percorso individuale o di gruppo, il bambino può diventare più consapevole delle proprie difficoltà e del funzionamento dell'attenzione a scuola o in altri contesti. Lo può fare attraverso attività di gioco e movimento, training computerizzati, esercizi “carta e matita” e pratiche di consapevolezza mindfulness specificatamente pensate per l'età e le difficoltà del bambino. Queste tecniche permetteranno di aumentare i tempi di attenzione, potenziando la memoria di lavoro e la gestione delle reazioni emotive e comportamentali, controllando eventuali distrazioni o errori.

I pilastri fondamentali di tutte le attività individuali e di gruppo che vengono proposte durante il percorso sono:

  • FERMARSI: Stop! Prendersi il tempo di pensare prima di agire è la condizione necessaria per tutti i passaggi successivi.

  • CAPIRE: Cosa devo fare? Capire la consegna o la richiesta, capire la situazione o quello che sta succedendo permette di mettere a fuoco il bersaglio ed evitare di “sparare a caso”.

  • RISOLVERE: Come devo fare? Il bambino viene guidato nell'esplicitare le alternative, trovare quella più adatta e portare a termine l'attività.

  • VALUTARE: Ha funzionato? Infine è importante riflettere sulle modalità di azione, sul grado di soddisfazione e sulla possibilità di fare la stessa cosa anche in altri contesti.

Questi quattro punti vengono ripresi e utilizzati trasversalmente a tutte le attività individuali e di gruppo al fine di sviluppare la consapevolezza di “come funziono” e “come mi posso autoregolare”.


Nel rapporto uno a uno (quando il bambino fa i compiti con un genitore, esce dalla classe per fare una prova con l'insegnate o con il terapeuta) le difficoltà tendono a diminuire ma non a risolversi. È necessario poi il lavoro in piccoli gruppi per mettere alla prova le abilità sviluppate durante il percorso individuale e acquisire dai compagni comportamenti adattivi così da allenare le abilità sociali nel rispetto delle regole.

È importante ricordare che il gruppo permette al bambino di condividere le sue difficoltà e nello stesso tempo fa emergere le sue potenzialità. Scoprire di non essere “gli unici” ad avere un problema permette di spostare il focus dalle difficoltà e liberare risorse, favorendo naturalmente lo sviluppo dell'autostima.

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